La biopsia liquida nei tumori dell’orofaringe HPV. L’incidenza del Carcinoma orofaringeo HPV correlato è in continua crescita con un profilo di prognosi e risposta al trattamento più favorevole rispetto ai carcinomi squamosi dell’Orofaringe non HPV. Ciononostante una percentuale variabile fra 15 e 25% dei pazienti sottoposti ai trattamenti tradizionali va incontro ad una ricaduta spesso con malattia locoregionale o a distanza.
Negli ultimi anni si è sviluppato un crescente interesse nella possibilità di utilizzare il DNA tumorale circolante (ctDNA) come biomarcatore di attività tumorale. Questa metodica viene definita biopsia liquida.
Con questo temine ci si riferisce alla possibilità di effettuare analisi su materiale di origine tumorale (cellule, proteine, DNA oppure RNA) che può essere ottenuto da un liquido corporeo, generalmente mediante un prelievo di sangue.
Va precisato che il termine biopsia è fuorviante in quanto non viene effettuata con tale procedura la diagnosi di cancro ma la biopsia liquida può essere utilizzata per la identificazione di marcatori prognostici o predittivi di malignità.
Le analisi effettuate sul sangue sono state principalmente rivolte allo studio delle cellule tumorali circolanti e del DNA tumorale circolante.
Mentre le cellule tumorali circolanti sono estremamente esigue e di più difficile detezione, il DNA tumorale circolante è rilasciato nel sangue dalle cellule tumorali che muoiono.
Una volta isolato dal sangue dei pazienti può essere sottoposto ad analisi molecolari che possono dimostrare la presenza o l’assenza di mutazioni in specifici geni del tumore che possono rendere la malattia sensibile o resistente al trattamento con farmaci a bersaglio molecolare.
Uno dei test più utilizzati è il test MCED 8 multi cancer early detection). Dai frammenti di DNA tumorale si evidenzia la presenza di piccole sequenze di DNA tumorale circolante che differiscono dal DNA delle cellule sane per una particolare caratteristica molecolare nota come metilazione
La procedura è rapida e minimamente invasiva, in quanto consiste in un semplice prelievo di sangue.
Può essere ripetuta periodicamente intercettando quelle modificazioni delle caratteristiche molecolari del tumore che variano nel tempo. (analisi del ctDNA “attualizzate” cioè diverse da quelle caratteristiche molecolari ricavate analizzando il tessuto tumorale escisso chirurgicamente tempo addietro).
Il DNA del tumore circolante è paragonabile ad una istantanea del cancro. Si tratta di una immagine facile da trovare, sempre aggiornata, in grado di rispecchiare la dimensione, la eterogeneità molecolare e la sua evoluzione nel tempo.
Il ctDNA può anticipare la diagnosi di recidiva clinica di diversi mesi e stratificare i pazienti a rischio dopo l’intervento chirurgico.
Le prime applicazioni cliniche sono state nel tumore polmonare non a piccole cellule sia nella diagnosi per la ricerca della mutazione del gene EGFR nel DNA sia al momento della resistenza ad una terapia con inibitori di EGFR.
Il ruolo della biopsia liquida potrà essere esteso in un prossimo futuro alla scelta del trattamento e al monitoraggio della terapia dei tumori del colon, seno, ovaio e melanoma.
Secondo uno studio dei ricercatori del Mass Eye and Ear Hospital di Boston pubblicato su Clinical Cancer Research la sensibilità e specificità della biopsia liquida nel tumore orofaringeo associato ad HPV risulta molto elevata.
Lo studio ha preso in considerazione 70 pazienti con una nuova o sospetta diagnosi di carcinoma squamoso dell’orofaringe (OPSCC), del Rinofaringe (NPC) o dei seni paranasali (SNSCC) e 70 controlli. Sul sangue dei partecipanti è stata evidenziata la presenza di DNA tumorale circolante dell HPV (ct HPVDNA) con una sensibilità pari al 98.4% ed una specificità del 98.6% per i pazienti HPV+HNSCC.
Un altro studio ha ricercato mediante un test attualmente in commercio degli USA nel sangue periferico il DNA da HPV virale modificato dal tumore (TTMV-HPV) su 339 pazienti con una sensibilità nella corte di diagnosi del 91.5% e specificità del 100%. Nella corte di sorveglianza (290 pazienti) il test del DNA TTMV-HPV ha dimostrato una sensibilità del 88.4% ed una specificità del 100% nella rilevazione delle recidive.
Nonostante siano necessari ulteriori studi per convalidare i risultati preliminari di questi studi, la biopsia liquida sembra porsi come biomarcatore ausiliario per la diagnosi ma soprattutto per la sorveglianza dell’OPSCC all’HPV.
BIBLIOGRAFIA
AIOM. La biopsia liquida Informazioni per i pazienti
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