Tumori dell’orofaringe HPV correlati: review. L’amico Siavash Rahimi attualmente Consultant Histopathologist at Brighton and Sussex University Hospital, ha pubblicato su J Clin Pathol una interessante review sul Carcinoma Cervico Facciale HPV correlato di cui riassumo i punti principali.
Dal punto di vista epidemiologico, l’incidenza dei tumori orofaringei HPV correlati è aumentata a dispetto della diminuzione dei fattori di rischio tradizionali (alcool -fumo) e le previsioni indicano che nel 2030 i tumori orofaringei – HPV correlati (HPV-OPSCC) saranno i tumori cervico facciali più diffusi.
I pazienti affetti da questi tumori sono tipicamente maschi, di razza caucasica, giovani (età media 54 anni) meno esposti a fumo ed alcool e con stato socioeconomico e culturale più elevato.
Il comportamento sessuale, considerando che gli oncogeni HPV sono sessualmente trasmessi, è tipico, con mediamente più di 9 partner sessuali nella vita e/o più di quattro partner con cui è stato praticato sesso oro-genitale.
La presentazione clinica tipica di questi HPV-OPSCC è quella di un Tumore in stadio iniziale spesso accompagnato da una lesione metastatica cistica nel collo.
Rispetto ai tumori non HPV correlati, la risposta alla terapia e la prognosi è indubbiamente più favorevole (overall survival e disease free survival rispettivamente 79% e 73% contro 31% e 29%), tanto è vero che l’VIII edizione del AJCC ha identificato questi tumori HPV correlati come una classe a parte.
L’istotipo HPV 16 è quello prevalente (87%) nei carcinomi orofaringei -HPV correlati, seguiti dal tipo 33 e 18.
Dal punto di vista istopatologico i tumori HPV-OPSCC esprimono, seppure in misura inferiore lo spettro dei carcinomi squamosi a) classici con differenti gradi di differenziazione e cheratinizzazione e b) misti con
e diffenziazione squamosa.
L’indagine immunoistochimica con il rilievo della p16 è la metodica più comune e più semplice nel porre la diagnosi di infezione da HPV.
Tuttavia, la sola overespressione di p16 risulta un marker insufficiente per la positività all’HPV e per formulare una prognosi.
Le tecniche molecolari per rilevare le oncoproteine HPV sono maggiormente attendibili.
Esiste infatti un 10-15% di OPSCC che sono p16 positivi ma non mostrano la presenza di HR-HPV DNA all’analisi molecolare. Questo gruppo di pazienti hanno una prognosi peggiore.
Un panel di esperti del College of American Pathologist riunitosi nel 2018 ha pubblicato delle linee guida, i cui principi fondamentali sono:
- Tutti i OPSCC di nuova diagnosi (primitivi o metastatici nei linfonodi del collo) devono essere testati per HR-HPV molecolare
- Sui carcinomi non squamosi dell’orofaringe e sui tumori non orofaringei il test HR-HPV non va effettuato di routine
- I casi di metastasi latero cervicali del terzo superiore o medio giugulare devono essere testati per HR-HPV
- Il materiale da FNAB dei pazienti con sospetta recidiva o metastasi da precedente OPSCC non testato per HR-HPV, deve essere testato per HR-HPV
- La positività immunoistochimica di p16 può essere considerata surrogato per HR-HPV quando si reperti almeno il 70% di espressione nucleare e citoplasmatica con intensità da moderata a forte
- Le recidive locoregionali e le metastasi a distanza non devono essere testate a meno che non vi sia stato in passato alcun test per HR-HPV
- Un test addizionale HR-HPV sui casi p-16 positivi dovrebbe essere effettuato per tumori localizzati oltre il livello II-III del collo e/o per tumori con morfologia cheratinizzante
Rahimi rileva alcune debolezze in queste linee guida :
- esistono tumori cervico facciali non orofaringei che sono HPV correlati e sui quali il test molecolare andrebbe fatto;
- il giudizio della p16 come surrogato al test molecolare è basato su valutazioni soggettive col rischio di cerare una quota di casi borderline;
- Quale sia il grado tumorale dei casi OPSCC HPV-positivi/p-16-positivi, non viene definito.
La maggioranza presenta un aspetto istologico basaloide, ma esistono anche istotipi squamosi puri e convenzionali oppure misti.
Definire per il patologo la differenziazione della componente squamosa in questi sottotipi dovrebbe essere una buona pratica.
Al momento non vi è un approccio standardizzato per testare l’HPV ma diversi test: HPV DNA/RNA oncoproteine virali ed anticorpi serici HPV specifici.
L’ ibridizazione dell’RNA in situ complementari a E6/E7 mRNA, rendono visibile direttamente la trascriptasi virale e sembrano rappresentare lo standard clinico per poter assegnare la diagnosi di OPSCC-HPV correlato.
Tale metodo tuttavia ha applicazioni limitate nella routine quotidiana per la complessità di processazione e la necessità di esperti.
E’ auspicabile che la ricerca di HR-HPV DNA/RNA o di cellule neoplastiche circolanti nel sangue od in altri liquidi biologici, in un futuro prossimo , rimpiazzino le correnti tecniche di ricerca dell’HPV nei tessuti.
Recenti progressi nell’intelligenza artificiale basati sull’analisi delle immagini radiologiche digitalizzate e sulle immagini istopatologiche, potrebbero rimpiazzare le ricerche dell’HPV nei tessuti.
Inoltre la ricerca del HR-HPV DNA nei fluidi biologici (sangue, saliva) durante il follow up, potrà aiutare ad individuare precocemente malattie residue o recidive locoregionali o a distanza.
Vi sono studi che dimostrano come HPV16 DNA circolante può essere determinato nel plasma della maggior parte dei pazienti con OPSCC-HPV correlato e che il quantitativo di DNA riflette la risposta al trattamento.
BIBLIOGRAFIA
Siavash Rahimi. HPV-related squamous cell carcinoma of oropharynx : a review. J Clin Pathol 2020:0:1-6 doi: 10.1136/jclinpath-2020-206686
Per ulteriori approfondimenti, si possono consultare anche i seguenti link:
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