Quando non è opportuno deintensificare i trattamenti nei tumori orofaringei HPV correlati
E’ noto e dimostrato da numerosi studi che i pazienti affetti da carcinoma squamoso dell’orofaringe HPV indotto hanno generalmente una miglior risposta terapeutica, una prognosi più favorevole e sono meno soggetti a recidive locoregionali. Di fronte a questa realtà si stanno affacciando in letteratura sempre più numerosi gli studi che testano una deintensificazione delle cure oncologiche su questi pazienti, al fine di diminuire la tossicità e l’incidenza di complicanze indotte. Un lavoro pubblicato recentemente su Head & Neck ha però evidenziato come il tasso di fallimenti per metastasi a distanza rimanga alto, uguale a quello dei pazienti HPV negativi, in un gruppo di pazienti caratterizzato da stadio avanzato di malattia (T4), attivi fumatori e trattati con Cetuximab, piuttosto che con Cisplatino. Lo studio è stato effettuato su 310 casi affetti da Carcinoma squamoso orofaringeo in stadio III e IV b, trattati in un’unica istituzione con Chemioterapia a base di Cisplatino o Bioradioterapia basata su Cetuximab e seguiti con un follow up di almeno 11 anni. In questo gruppo il tasso di recidive è stato superiore al 20%.
Il take home message di questo lavoro suggerisce di avere molta prudenza nella deintesificazione delle cure nei casi di tumori avanzati in soggetti che continuano a fumare anche se affetti da Carcinoma HPV correlato.
Bibliografia
Weller MA, Ward MC, Berriochoa C et al. : Predictors of distant metastasis in Human Papillomavirus-associated Oropharyngeal Cancer. Head and Neck 2017; 39(6) 940-46.
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