L’ascolto occasionale di musica ad alto volume non comporta danni uditivi. Se è documentato da una ricca Letteratura scientifica che la prolungata esposizione a suoni forti causi danni alle cellule nervose e ciliari della coclea, cosa accade nell’ascolto occasionale di frequenze ad alto volume?
Una recente ricerca pubblicata su Frontiers in Neuroscience condotta da Colleen Le Prell del Dipartimento di Scienze Uditive dell’Università del Texas, dimostra che brevi esposizioni a “ suoni ricreazionali” non provocano nessun danno permanente al sistema uditivo.
Le Prell e coll. hanno studiato in particolare i rischi potenziali di sordità occulta dovuti all’ascolto di musica in giovani adulti che partecipavano ad eventi ad alto volume.
L’intensità sonora veniva registrata mediante una app per smartphone ed entro le 24 ore successive alla partecipazione all’evento veniva testata la capacità uditiva.
In tutti i casi si è riscontrato un abbassamento uditivo ed una minor capacità di discriminazione delle parole nel rumore.
Gli effetti erano generalmente limitati e di bassa entità, con tendenza a scomparire dopo una settimana.
Non sono stati evidenziati danni al sistema neurale.
Secondo l’autrice della ricerca, ciò non implica che tutti i rumori di tipo ricreazionale siano privi di pericoli, come dimostra, per esempio, l’esposizione allo sparo delle armi da fuoco.
Ancora non si conosce comunque la soglia di rischio del danno uditivo, né per quanto riguarda l’intensità di suono, né il grado di ripetitività di esposizione ad eventi sonori.
Secondo Le Prell, in quest’ottica le prove di discriminazione vocale nel rumore rappresentano il metodo migliore per una precoce identificazione del danni al sistema uditivo: la capacità vocale è infatti la prima facoltà a subire cronicità a seguito di eccessiva esposizione a eventi sonori intensi.
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