Ipoacusia. Non ci sento bene: gli Esami di Secondo Livello. Come detto nel precedente articolo, in presenza di una diminuzione della percezione uditiva, l’esame di prima battuta è costituito dalla AUDIOMETRIA TONALE, possibilmente in cabina silente.
Dalle risposte del soggetto verrà disegnato un diagramma che, oltre a definire l’entità della perdita uditiva, permette di suddividere la tipologia di ipoacusia in 3 forme: TRASMISSIVA, MISTA O NEUROSENSORIALE.
IPOACUSIA TRASMISSIVA: c’è un deficit nella percezione del suono per via aerea; normale o comunque migliore è la percezione per via ossea, vale a dire la stimolazione diretta delle cellule neurosensoriali dell’orecchio interno.
Per sapere dove si possa creare l’ostacolo alla trasmissione dell’onda sonora, abbiamo a disposizione un ulteriore esame: L’IMPEDENZOMETRIA
Questo esame si compone di due prove: Timpanogramma e Ricerca del Riflesso Cocleo stapediale.
L’esecuzione del timpanogramma si ottiene inserendo una sonda che chiude completamente il condotto uditivo e creando una pressione positiva e poi negativa sulla menbrana timpanica che permette di valutarne l’elasticità .
Se c’è una patologia che impedisce la corretta tensione e detensione del timpano, la registrazione mostra come il grafico normale, a campana con picco su 0, risulta alterato, da piatto (versamento o sclerosi timpanica) a picco centrato su valori di pressione generalmente negativi.
Lo studio del riflesso cocleo stapediale viene utilizzato per valutare la motilità della catena ossiculare e la sua integrità.
Sfrutta la contrazione del muscolo stapedio provocata da suoni di intensità elevata e diverse frequenze somministrati in cuffia. Se il muscolo si contrae il movimento indotto sulla catena degli ossicini risulta graficato in una deflessione (potenziale d’azione) presente a valori di stimolo considerati normali (ca 70 dB sopra la soglia uditiva).
Una assenza del riflesso è indice di otosclerosi o di assenza di continuità o dIslocazione della catena ossiculare spesso postraumatica.
Se viceversa l’ipoacusia risultante dall’esame audiometrico tonale risultasse di tipo Neurosensoriale, vale a dire con esame alterato sia nella somministrazione del suono in cuffia che col vibratore osseo, non siamo in grado di dire se il blocco sia a livello delle cellule ciliate dell’orecchio interno (ipoacusia sensoriale) o della porzione di via uditiva neurale o delle stazioni o centri uditivi del tronco encefalo (ipoacusia neurale).
Lo studio dei Potenziali Evocati uditivi del tronco encefalo (ABR o BSER) permette di distinguere in quale punto della via uditiva possa essere il problema.
L’esame, effettuato preferenzialmente con il paziente disteso su un lettino all’interno di una cabina silente isolata elettricamente, consiste nella somministrazione ripetuta di stimoli sonori ad alta intensità che vanno a stimolare i centri uditivi dall’orecchio interno al tronco encefalo inducendo un aumento della attività elettrica di questi centri sull’attività elettrica cerebrale basale (potenziale).
Il software dell’apparecchio consente di amplificare tale attività elettrica rispetto a quella basale e la registrazione mediante alcuni elettrodi posizionati sul paziente permette di identificare 7 onde.
La prima onda è rappresentativa dell’attività dell’orecchio interno, l’ultima, la V, di quella del collicolo inferiore.
Se il segnale uditivo non raggiunge i nuclei uditivi del tronco (assenza delle onde oltre la I) o se impiega molto più tempo (allungamento della latenza fra le onde elettriche) il quadro è significativo per una patologia compressiva od infiltrativa del nervo acustico (Neurinoma del nervo cocleare) o di una patologia neurologica su basi diverse (SLA- ictus-emorragie etc)
Per ulteriori approfondimenti, si possono consultare anche i seguenti link:
Ipoacusia. Non ci sento bene: cosa devo fare?
Perdita di udito sensorineurale improvvisa e fattori predittivi di recupero