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La progressione tumorale delle lesioni precancerose del cavo orale

E’ noto che le lesioni precancerose della cavità orale rappresentano uno dei maggiori fattori di rischio per l’insorgenza di un carcinoma.

Senza entrare nel merito delle numerose   classificazioni presenti in Letteratura che suddividono le lesioni precancerose a seconda del grado di rischio (W.H.O.,1978; F.O.N.T.E.C., 1988 etc.), la possibilità di una trasformazione maligna varia fra 15 e 50 %, con maggiore incidenza per le lesioni eritroleucoplasiche e per il lichen erosivo.

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Fattore favorente il processo cancerogenetico è l’esposizione prolungata ai fattori di rischio responsabili della trasformazione da una cellula normale a cellula maligna: fumo, alcool, disordini metabolici e nutrizionali, esposizione a radiazioni ionizzanti, traumatismi dentari ripetuti.

In un primo tempo l’insorgenza di questi tumori avviene con uno sviluppo superficiale ed esofitico, non raramente plurifocale, all’interno di una o piu’ lesioni precancerose e nella mucosa sana circostante (field cancerization).

In un secondo tempo, ad uno sviluppo lineare segue l’acquisizione di una tendenza infiltrativa per continuita’ od attraverso il fitto reticolo linfatico sottomucoso. La sede mediana del tumore e l’embricamento dei collettori linfatici sono responsabili della possibilita’ di metastatizzazione per via linfatica in entrambi i lati, evento peraltro frequente nei tumori del cavo orale, con un’incidenza media del 30-60 % di adenopatie metastatiche al momento della diagnosi.

Le sedi più frequenti di localizzazione tumorale nel cavo orale sono   la lingua mobile (17.5-36%) ed il pavimento orale (22-32%), mentre tutte le altre sedi , guancia, trigono retromolare, mucosa alveolare e palato vengono interessate nel 40% dei casi circa. Va segnalato che, soprattutto nel caso di lesioni iniziali, la prognosi a distanza è peggiore   nelle lesioni ad esordio nel cavo orale posteriore, rispetto a quelle della porzione anteriore ( lingua e pavimento anteriori, mucosa labiale ed alveolo inferiore).

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Un dato sorprendente e tutt’ora allarmante è il ritardo diagnostico che caratterizza questi tumori, siti in una sede corporea peraltro facilmente accessibile ed esplorabile, in prima istanza direttamente dal soggetto interessato, ma anche indirettamente dal parente, dal medico di famiglia, dal dentista o da qualunque specialista anche non esperto in patologie oncologiche. Eppure, il tempo medio che passa fra comparsa dei primi sintomi ( dolore, bruciore, sensazione di corpo estraneo in bocca, disfagia, modesto sanguinamento etc.) e la diagnosi   varia da 2 a 4 mesi e ben il 60 % di questi tumori viene diagnosticato in fase avanzata (III-IV Stadio).

La prevenzione secondaria di questi tumori rappresenta al momento l’arma più importante per garantire la guarigione in una elevata percentuale di casi. I dati di uno studio retrospettivo italiano multicentrico, datato 1988 ma sempre valido, effettuato dal G.L.O.C.C. su oltre 1000 casi evidenzia chiaramente come la diagnosi precoce consenta di raggiungere percentuali di sopravvivenza assolutamente soddisfacenti, mentre i tumori in stadio avanzato portano ad esito infausto in circa il 75-80% dei casi. Per tumori piccoli, inferiori a 2 cm (T1) della lingua mobile e del pavimento orale la probabilità cumulativa di sopravvivenza a 3 anni è rispettivamente del 69.5 e 72%, contro un 16% e 25% per i casi T4, vale a dire con infiltrazione delle strutture circostanti ( osso mandibolare, muscolatura estrinseca ).

Un tumore piccolo consente inoltre maggiori opzioni terapeutiche (Chirurgia, laserchirurgia, brachiterapia, radioterapia esterna), con sequele funzionali modeste in una sede corporea delicata ed importante per mantenere una buona qualità di vita. Il cavo orale gioca infatti un ruolo fondamentale sia nella fonazione, che nella deglutizione ed interventi demolitivi comportano sempre una alterazione dell’aspetto fisiognomico con gravi ripercussioni anche sulla sfera psicologica del soggetto.

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Neoplasie avanzate, viceversa, implicano sempre il ricorso a demolizioni estese, alla necessità di interventi di tipo ricostruttivo con lembi , che, se anche consentono una riparazione volumentrica della perdita di sostanza, non sono in grado di garantire una completa restitutio ad integrum funzionale.

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Le opzioni terapeutiche, inoltre,   riguardano eventualmente solo la successione delle varie terapie, perché   l’approccio è in ogni caso integrato multidisciplinare, con il ricorso a chirurgia, radioterapia e spesso chemioterapia.

 

Per ulteriori approfondimenti sull’argomento potete consultare il video al link di seguito:

 

 

BIBLIOGRAFIA
  • Fattori prognostici ed alternative terapeutiche nel carcinoma del corpo linguale e del pavimento orale. Atti 1 Workshop G.L.O.C.C., Varese, 1988
  • G.Vigili et al. Il cavo orale in: E. De Campora, F.Marzetti: La chirurgia oncologica della testa e del collo.pag.115-165 Pacini Ed. 1996
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Prof. Maurizio G. Vigili

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