Acufene cronico: gli effetti del lockdown. Secondo quanto osservato da un gruppo di ricercatori italiani, il lockdown potrebbe aver favorito la ricomparsa del tinnito in una percentuale significativa di pazienti affetti da acufene cronico.
Con la ripresa delle visite specialistiche, è stato rilevato infatti un numero elevato di accessi per riacutizzazione e aumento dell’intensità del tinnitus in pazienti con diagnosi già nota di acufene cronico, che si erano precedentemente stabilizzati senza ricorrere ad alcun trattamento.
Dopo l’inizio della cosiddetta “fase 2”, i ricercatori hanno sottoposto 16 pazienti con acufene cronico al questionario THI, ottenendo i seguenti risultati: nel 65,5% moderato, nel 18,75% severo, nel 6,25% lieve, 12,5 catastrofico.
Per 12 dei 16 pazienti, corrispondenti al 75% del campione, il grado di severità del disturbo è aumentato di un livello, passando da lieve a moderato in 9 pazienti e da moderato a severo negli altri 3.
Una possibile spiegazione per questo aumento della percezione della gravità dell’acufene durante il lockdown potrebbe essere l’assenza di rumore ambientale in grado di mascherare il sintomo. Inoltre, lo stato di ansia e l’aumento dello stress a causa della situazione di emergenza contingente, potrebbe avere contribuito a peggiorare la severità dell’acufene.
A parziale conforto di questi pazienti, il campo della telemedicina negli ultimi anni ha fatto passi da gigante anche per la gestione del tinnito.
Esistono infatti alcune applicazioni web e per smartphone specifiche per pazienti con acufene che sono in grado di fornire in modo efficace e facilmente accessibile un servizio di counseling e di informazione interattiva, oltre a diverse varianti di terapia del suono.
Questi strumenti potrebbero rappresentare una prospettiva promettente per i pazienti con acufene cronico in termini di rapporto costo-efficacia, tollerabilità e semplicità d’uso.
BIBLIOGRAFIA
Anzivino R, Sciancalepore PI, Petrone P, et al. Tinnitus revival during COVID-19 lockdown: how to deal with it? Eur Arch Otorhinolaryngol. 2020;1-2.
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